Comincio subito con il tradurre il termine per rendermi conto di cosa si tratta, visto che non ho le idee chiare: escape room, tradotto in italiano, vuol dire letteralmente ‘scappare da una stanza’ e questo mi dà un po’ di ansia, a prima vista.
Approfondisco il tema e scopro un mondo dietro queste due paroline inglesi, un mondo di aneddoti e misteri, di prove di logica e ingegno, il tutto da risolvere in un tempo stabilito. Ma c’è molto di più…
Decido di andare più a fondo per capirne la storia e perché abbia riscosso così tanto interesse nel pubblico. Più mi informo sulla natura e nascita delle escape room e più mi appassiono e il senso di ansia lascia il posto alla curiosità.
Ma andiamo per ordine.
Le escape room vantano natali nobili e davvero antichi, per non dire ‘mitologici’. La ricerca mi porta talmente indietro nel tempo che quasi mi stordisce. Scopro che la prima idea di escape room è il ‘labirinto di Minosse’. Unico e solitario partecipante è il povero ma coraggioso Teseo, aiutato dalla amorevole Arianna, che con il suo celeberrimo filo, lo aiuterà ad uscire.
Ma veniamo a tempi più recenti.
Il primo vero creatore delle escape room moderne è Takao Kato, che nel 2007 crea ad Osaka (Giappone) la prima escape room dei nostri tempi. Ciò che mosse Kato alla creazione delle escape room non fu il desiderio di imitare Teseo, quanto quello di ricreare in piccolo ma nella realtà, le storie dei manga e dei suoi fumetti preferiti.
Il successo fu immediato e lo stesso Kato ne fu sbalordito. In breve il gioco si diffuse in tutto il Giappone e da lì in Asia con incredibile velocità, per arrivare in Europa nel 2011 (Ungheria) ed infine nel 2015 in Italia, a Torino. E già nel 2016 Milano vantava la più grande escape room d’Europa.
Ma vediamo cosa sono queste escape room.
Si ratta di stanze attrezzate e ‘ammobiliate’, per così dire, nelle quali sono sparsi indizi e indovinelli ai quali bisogna rispondere per poter passare alla stanza successiva (chiusa da lucchetti con codici alfanumerici o chiavi nascoste nei meandri della stanza e che devono essere trovate attraverso gli enigmi), fino a raggiungere l’uscita. Il tutto in un tempo stabilito di 60 minuti, in alcuni casi anche di più. Ogn’una di queste escape room ha un tema e un titolo: Nightmare, Maniac, Sabotage, Phobo Escape, etc.
Il successo delle escape room però non è solo privato. Infatti anche le aziende sempre più spesso si rivolgono a queste, sia per le selezioni sia per implementare le soft skills dei propri dipendenti. Infatti le escape room obbligano i partecipanti ad usare la logica, l’intuito,l’ingegno, la riflessione, sommato alla capacità di lavorare in squadra. E proprio questo diventa uno dei suoi maggiori punti di forza.
Quindi se da una parte il senso di sfida, il gioco di squadra e una realtà diversa da quella quotidiana ha suscitato tanto interesse nei giovani e meno giovani, dall’altra per le aziende è diventato motivo di crescita, scoperta e potenziamento della propria forza lavoro attraverso un’attività ludica e certamente divertente.
Proseguendo nella mia ricerca sulla ‘logica’ delle escape room, scopro che da quest’anno sono nati i primi giochi mondiali dedicati a queste e patrocinate dalla Red Bull. Vincitori di questa prima edizione sono stati gli sloveni. Ed è proprio tra le righe di quest’articolo che leggo qualcosa di interessante. Il dott.Scott Nicholson, ideatore degli enigmi dei Red Bull Mind Games e ideatore dei primi giochi mondiali delle escape room, ha dichiarato:
“This week has been the start of something big: of understanding what Escape Rooms could become; of becoming more aware of what happens when you have different cultures in Escape Rooms; the inspiration toward a better understanding of how to make challenges at a global level; and, hopefully, helping others to realize that they can change the world through games.”
Dunque non più solo gioco ma d’ora in avanti dobbiamo considerare le escape room come uno strumento di integrazione, innovazione e un aiuto a comprendere le nostre potenzialità e capacità di apportare dei validi cambiamenti nel mondo nel quale viviamo.