Generazione Millennials

Sentiamo parlare sempre più di generazioni a confronto. Per la prima volta nella storia dell’umanità, nello stesso luogo di lavoro, possono venire a trovarsi ben 4 diverse generazioni: i ‘mature’ 1923-1945, i ‘baby boomers’ 1945-1964, la ‘x generation’ 1965-1979 e i ‘millenials’ 1980-2000. Ma è quest’ultima generazione a cui volgiamo lo sguardo, l’ultima generazione che si è immessa nel mondo del lavoro.

Per capire chi sono i millenials lo chiedo a Stefano Negrinelli, HR Analyst & Organisation Support in Renault Italia.

Dott. Negrinelli, relativamente alla sua esperienza di lavoro nelle Risorse Umane di una multinazionale dell’Automotive, può darci una definizione di chi sono i ‘millenials’?

Tecnicamente si tratta dei ragazzi nati tra gli inizi degli anni ’80 e i primi anni 2000, anche se ciclicamente escono nuovi studi, più o meno autorevoli, che allargano, restringono o postdatano questo range. Quello che però caratterizza fortemente i millenials è la grande attenzione che generano, sono molto studiati sia dal punto di vista economico, che sociale, ma forse ancora poco compresi. Si può dire infatti che tengono in scacco il mercato che non riesce ad etichettarli e che sembrano essere inafferrabili per le aziende, che cercano in ogni modo di attrarli come forza lavoro.

Quali sono i valori di questa generazione rispetto al lavoro?

Quello tra millennials e lavoro non è un rapporto facile, perché in molti si sono affacciati sul mercato professionale negli anni della crisi economica. Spesso hanno competenze superiori rispetto a quelle richieste dalla loro mansione, lavorano in un ambito diverso da quello per cui hanno studiato e in un contesto di precarietà; é comprensibile pertanto che siano poco coinvolti e sempre in cerca di nuovi stimoli. Questa reazione al contesto attuale, si traduce in una grande capacità di adattamento e in un diverso approccio al lavoro da parte dei giovani, che non si limitano a subire la situazione ma provano a percorrere nuove strade. Molti, ad esempio, desiderano poter scegliere le proprie modalità di lavoro, in termini di luogo, orari e strumenti, ricorrendo allo smart working; tanti scelgono di lavorare in proprio, creando start up innovative o aprendo partite IVA.

Quali skills particolari presentano?

Innanzitutto sono più internazionali, multitasking, abituati alle lingue straniere e avvantaggiati con le tecnologie. Questa propensione alle tecnologie non è strettamente una competenza tecnica, ma un modo di ragionare che può tradursi in un vantaggio competitivo quando si tratta di sfruttare tools. I millenials sono già abituati a segnarsi scadenze su app, discutere via Skype e inviarsi documenti su Whatsapp; utilizzano perciò strumenti che permettono di essere più produttivi.

Quale contributo ritiene di ricevere l’azienda da questa generazione?

La necessità di orientarsi in un contesto di crisi e precarietà, li ha resi più autonomi e in un certo senso “più orientati alla soluzione”. Non si perdono d’animo e cercano soluzioni alternative a quelle tradizionali. L’utilizzo di internet e dei social, molto integrati nella vita quotidiana dei giovani sempre connessi, ne fa una generazione più estroversa e aperta delle precedenti, facilitando il lavoro in team, ma anche, come detto prima, la ricerca di nuove forme di lavoro, non necessariamente legate alla “scrivania”. La loro naturale conoscenza delle tecnologia può aiutare l’azienda che ha bisogno di accelerare la propria trasformazione digitale per crescere.

In che modo i Millenials influenzano la visione del futuro del lavoro?

I valori in cui si riconoscono sono l’immediatezza, la socialità, la dinamicità, l’innovazione, la trasparenza. Per i millenials contano molto orari flessibili e smartworking, ricevere una formazione continua per potersi migliorare, prediligono un ambiente di lavoro collaborativo e amichevole. Diffidenti verso la gerarchia, prediligono una comunicazione più diretta e immediata e una struttura più semplificata. Sono sensibili al tema della meritocrazia e alla crescita professionale; nutrono un forte interesse verso le tematiche ambientali e sociali e aspirano a far coincidere gli obiettivi aziendali con quelli personali. Le aziende che vogliono attrarre, ma soprattutto trattenere i millenials dovranno perciò fare i conti con queste aspettative.

I rapporti tra millenials e azienda sono diversi rispetto ad altre generazioni?

Questi giovani lavorano per vivere e non vivono per il lavoro, attribuiscono molta importanza alla vita privata, a cui non antepongono quasi mai quella professionale. Tuttavia, sono generalmente più creativi, socialmente tolleranti e aperti alle contaminazioni culturali rispetto ai loro predecessori.

Quali spunti e opportunità arrivano all’azienda dalle ‘generazioni a confronto’ in termini di risultati di business e di clima di lavoro?

Da analisi fatte emerge che i millenials portano valori nuovi, che costituiscono un punto di svolta per una modernizzazione dell’impresa. Possiedono una spiccata creatività, spirito di iniziativa e un approccio mentale fondato sul networking, sulla condivisione di contenuti interattivi e sulla divulgazione immediata. Sono flessibili e si adattano con rapidità ai cambiamenti del mercato del lavoro e di quello tecnologico.

Tuttavia il know how aziendale è un patrimonio cui nessuna impresa può rinunciare. Un fattore di successo è perciò la capacità di bilanciare questa esperienza con la necessità di cambiamento, trovando quell’equilibrio fondamentale per stare al passo con il mercato senza perdere di vista l’identità del proprio brand.

Sentiamo parlare sempre più di generazioni a confronto. Per la prima volta nella storia dell’umanità, nello stesso luogo di lavoro, possono venire a trovarsi ben 4 diverse generazioni: i ‘mature’ 1923-1945, i ‘baby boomers’ 1945-1964, la ‘x generation’ 1965-1979 e i ‘millenials’ 1980-2000. Ma è quest’ultima generazione a cui volgiamo lo sguardo, l’ultima generazione che si è immessa nel mondo del lavoro.

Andiamo a scoprire chi sono.

Per capire chi sono i millenials lo chiedo a Stefano Negrinelli, HR Analyst & Organisation Support in Renault Italia.

Dott. Negrinelli, relativamente alla sua esperienza di lavoro nelle Risorse Umane di una multinazionale dell’Automotive, può darci una definizione di chi sono i ‘millenials’?

Tecnicamente si tratta dei ragazzi nati tra gli inizi degli anni ’80 e i primi anni 2000, anche se ciclicamente escono nuovi studi, più o meno autorevoli, che allargano, restringono o postdatano questo range. Quello che però caratterizza fortemente i millenials è la grande attenzione che generano, sono molto studiati sia dal punto di vista economico, che sociale, ma forse ancora poco compresi. Si può dire infatti che tengono in scacco il mercato che non riesce ad etichettarli e che sembrano essere inafferrabili per le aziende, che cercano in ogni modo di attrarli come forza lavoro.

Quali sono i valori di questa generazione rispetto al lavoro?

Quello tra millennials e lavoro non è un rapporto facile, perché in molti si sono affacciati sul mercato professionale negli anni della crisi economica. Spesso hanno competenze superiori rispetto a quelle richieste dalla loro mansione, lavorano in un ambito diverso da quello per cui hanno studiato e in un contesto di precarietà; é comprensibile pertanto che siano poco coinvolti e sempre in cerca di nuovi stimoli. Questa reazione al contesto attuale, si traduce in una grande capacità di adattamento e in un diverso approccio al lavoro da parte dei giovani, che non si limitano a subire la situazione ma provano a percorrere nuove strade. Molti, ad esempio, desiderano poter scegliere le proprie modalità di lavoro, in termini di luogo, orari e strumenti, ricorrendo allo smart working; tanti scelgono di lavorare in proprio, creando start up innovative o aprendo partite IVA.

Quali skills particolari presentano?

Innanzitutto sono più internazionali, multitasking, abituati alle lingue straniere e avvantaggiati con le tecnologie. Questa propensione alle tecnologie non è strettamente una competenza tecnica, ma un modo di ragionare che può tradursi in un vantaggio competitivo quando si tratta di sfruttare tools. I millenials sono già abituati a segnarsi scadenze su app, discutere via Skype e inviarsi documenti su Whatsapp; utilizzano perciò strumenti che permettono di essere più produttivi.

Quale contributo ritiene di ricevere l’azienda da questa generazione?

La necessità di orientarsi in un contesto di crisi e precarietà, li ha resi più autonomi e in un certo senso “più orientati alla soluzione”. Non si perdono d’animo e cercano soluzioni alternative a quelle tradizionali. L’utilizzo di internet e dei social, molto integrati nella vita quotidiana dei giovani sempre connessi, ne fa una generazione più estroversa e aperta delle precedenti, facilitando il lavoro in team, ma anche, come detto prima, la ricerca di nuove forme di lavoro, non necessariamente legate alla “scrivania”. La loro naturale conoscenza delle tecnologia può aiutare l’azienda che ha bisogno di accelerare la propria trasformazione digitale per crescere.

In che modo i Millenials influenzano la visione del futuro del lavoro?

I valori in cui si riconoscono sono l’immediatezza, la socialità, la dinamicità, l’innovazione, la trasparenza. Per i millenials contano molto orari flessibili e smartworking, ricevere una formazione continua per potersi migliorare, prediligono un ambiente di lavoro collaborativo e amichevole. Diffidenti verso la gerarchia, prediligono una comunicazione più diretta e immediata e una struttura più semplificata. Sono sensibili al tema della meritocrazia e alla crescita professionale; nutrono un forte interesse verso le tematiche ambientali e sociali e aspirano a far coincidere gli obiettivi aziendali con quelli personali. Le aziende che vogliono attrarre, ma soprattutto trattenere i millenials dovranno perciò fare i conti con queste aspettative.

I rapporti tra millenials e azienda sono diversi rispetto ad altre generazioni?

Questi giovani lavorano per vivere e non vivono per il lavoro, attribuiscono molta importanza alla vita privata, a cui non antepongono quasi mai quella professionale. Tuttavia, sono generalmente più creativi, socialmente tolleranti e aperti alle contaminazioni culturali rispetto ai loro predecessori.

Quali spunti e opportunità arrivano all’azienda dalle ‘generazioni a confronto’ in termini di risultati di business e di clima di lavoro?

Da analisi fatte emerge che i millenials portano valori nuovi, che costituiscono un punto di svolta per una modernizzazione dell’impresa. Possiedono una spiccata creatività, spirito di iniziativa e un approccio mentale fondato sul networking, sulla condivisione di contenuti interattivi e sulla divulgazione immediata. Sono flessibili e si adattano con rapidità ai cambiamenti del mercato del lavoro e di quello tecnologico.

Tuttavia il know how aziendale è un patrimonio cui nessuna impresa può rinunciare. Un fattore di successo è perciò la capacità di bilanciare questa esperienza con la necessità di cambiamento, trovando quell’equilibrio fondamentale per stare al passo con il mercato senza perdere di vista l’identità del proprio brand.

Foto di copertina di StockSnap da Pixabay 

Cadere 100 volte, rialzarsi 101

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