Mobilità come lifestyle: i nomadi digitali

Dall’uomo preistorico, nomade per necessità dovute alla sopravvivenza, al sostentamento e al clima, siamo passati all’uomo sedentario. Fa gruppo per difendersi, fonda una società con dei ruoli per organizzarsi ed essere al sicuro da attacchi nemici, difende il territorio, fonte di sostentamento con agricoltura e allevamento.

Ne sono passati di anni e l’evoluzione della società e le scoperte dell’uomo hanno portato a miglioramenti di vita e nuove comodità. Ai giorni nostri il salto tecnologico e lo sviluppo della comunicazione globale della rete hanno reso possibile scambi sempre più frequenti, valori condivisi e quindi un venir meno della paura, verso il piacere di scoprire persone, luoghi e culture diverse. 

E’ da qui che parte la nuova rivoluzione ed evoluzione della mobilità come risorsa, come valore, come conoscenza, come scambio culturale, come esperienza: come nuovo Lifestyle.

In questa evoluzione, la mobilità non è più associata al solo mezzo di trasporto, come l’auto, il treno, l’aereo, la bicicletta. Piuttosto, diventa il concetto stesso di potersi muovere e sentirsi liberi di farlo in totale autonomia e senza vincoli, barriere, confini. La libertà di muoversi alla scoperta di nuove culture, nuovi luoghi, nuovi e diversi stili di vita dettati dalle proprie passioni, curiosità e dai propri sogni.

C’è chi si muove per scoprire nuove onde da surfare, chi per scoprire culture diverse, chi per stare a contatto con la natura, chi per conoscere nuove persone in un’osmosi che arricchisce se stessi e gli altri, chi cerca il sole, chi cerca il mare, chi la montagna, chi trova la propria felicità. Il mezzo di trasporto è quindi sempre diverso e adatto al luogo, non è di proprietà ma è al servizio del proprio desiderio. Non siamo rette e muri, ma siamo onde del mare libere di muoversi e scoprire l’oceano immenso e la calma baia come riparo. 

La società è globale e grazie alle tecnologie, alla connessione, alla rete siamo in contatto con chi ci pare e dove ci pare e quindi liberi anche di muoverci e lavorare ovunque e quindi scegliere quello che più ci fa stare bene, ci appassiona, ci valorizza e fa esprimere al meglio il nostro modo di essere e di vivere la vita. La mobilità come lifestyle è quella che moltissime persone al mondo stanno sperimentando, chi per un mese, una settimana, sei mesi, chi da anni. Non c’è una regola se non la possibilità di scegliere di muoversi in totale libertà con qualsiasi mezzo per raggiungere la propria felicità migliorando se stessi nello scambio con la natura, le culture ed i diversi territori, con le nuove esperienze. I mezzi di trasporto quindi diventano sempre di più un servizio e uno strumento per muoversi liberamente. L’onda parte e non sa dove si fermerà, sa di essere sempre libera di muoversi.

Chi sono i nomadi digitali?

Il “nomade digitale” è una persona indipendente da una posizione geografica specifica, che utilizza le tecnologie digitali per svolgere il proprio lavoro ovunque si trovi.

Proprio la tecnologia è fattore abilitante e strumento per poter vivere un nuovo stile di vita, un nuovo life balance. I “nomadi digitali” si muovono ovunque nel mondo dove ci sia una rete internet, fuori dagli agglomerati urbani, dai percorsi tracciati e dai condizionamenti della società alla ricerca di nuovi stili di vita più liberi e flessibili che consentono di poter gestire al meglio tempo ed attività, di viaggiare e di scoprire posti e persone nuove e vivere nuove esperienze con il risultato di aumentare la felicità, il benessere e la produttività personale.

La ricchezza sta nel poter spendere meglio il proprio tempo seguendo realmente le proprie aspirazioni e le proprie passioni rinunciando se necessario agli agi, all’accumulo di oggetti (proprietà) e consumando di meno, aprendosi alla condivisione, alla collaborazione, alla cooperazione, al senso di community e all’innovazione sociale. 

Il lifestyle dei nomadi digitali

Il costo della vita, internet veloce ed accessibile sono i fattori principali nella scelta di una destinazione.

Messico, Thailandia e Portogallo rappresentano i tre principali hub per nomadi digitali in America Latina, Sud-Est asiatico ed Europa. Nove delle prime dieci località preferite sono paesi costieri con aeroporti internazionali e costo della vita inferiore al budget medio del nomade digitale. Il Portogallo è stato valutato come la migliore destinazione per nomadi digitali in Europa Occidentale. Gli altri fattori preponderanti nella scelta della meta per il nomade digitale sono la sicurezza sociale come il basso tasso di criminalità e i servizi base per la persona, la sicurezza ambientale, la cultura e le tradizioni, il contatto con la natura. Tutto questo ci porta all’essenza del Manifesto e del lifestyle del nomade digitale

la felicità non è legata al profitto ma è un dono che si riceve dalla massima soddisfazione del proprio lavoro, del proprio stile di vita, delle proprie passioni restando liberi, indipendenti, creativi e mobili abbracciando la slow life sostenibile socialmente ed ambientalmente. 

Le due nuove ricchezze sono tempo e mobilità per poter vivere i propri sogni ed essere pienamente realizzati. C’è chi sceglie il nomadismo digitale come mantra della propria vita per tanti anni e chi invece solo per brevi periodi. Le statistiche ci dicono che il 66% dei nomadi digitali preferisce fermarsi in un posto da 3 a 6 mesi, l’80% da 3 a 9 mesi. Il 30% viaggia da due anni o meno, il 50% ha viaggiato per quattro anni o meno, il 30% viaggia da più di dieci anni. La maggior parte quindi vive in slow travel, cioè restando in un luogo dai 6 ai nove mesi per fare poi ogni tanto qualche gita fuori porta alla scoperta di nuovi posti.

Per la propria mobilità non hanno mezzi di proprietà ma si servono della mobilità pubblica o condivisa. Per loro la mobilità è servizio che deve essere economico, disponibile ed accessibile con facilità, condiviso e sostenibile. Sono digitali per natura ed utilizzano quindi molto le app per la mobilità (se presenti nel luogo scelto). Per brevi spostamenti preferiscono biciclette e mezzi di micro mobilità sostenibile. Per le gite zaino in spalla preferiscono mezzi pubblici, noleggio auto o mobilità condivisa.

Per le proprie postazioni di lavoro c’è chi opta per case e alloggi vista mare, chi ha deciso di aumentare la produttività e la creatività con un ufficio nel bosco e chi, ancora più estremo, ha scelto di crearsi un’abitazione e una postazione di lavoro mobile all’interno di un camper e di furgoni attrezzati, la cosiddetta vanlife.

Lavora da casa o in alloggio privato il 23%, il 21% preferisce gli spazi coworking, il 14% nei caffè, il 6% nelle biblioteche pubbliche, il resto in altri luoghi anche più disparati, condizione fondamentale è che ci sia Internet per trasformare ogni luogo (bar, caffetteria, ristorante, il parco, la riva di un fiume, la spiaggia) nel proprio “luogo di lavoro”. Indipendentemente dal fatto che lavorino anche a casa o all’aperto, la necessità fondamentale è quella di lavorare insieme ad altre persone almeno una volta a settimana e al massimo una volta al giorno per motivi di socializzazione, scambio di idee e benessere mentale. Per gli alloggi preferiscono affitti poco cari a medio termine, preferibilmente da condividere. 

Il coliving è il nuovo fenomeno emergente per cui nomadi digitali e, in generale, lavoratori da remoto, oltre che convivere lavorando, dormono, organizzano eventi, workshop e tante altre attività di vario tipo. Un posto dove si lavora, si può alloggiare, si può fare networking, condividere le proprie esperienze e professionalità. Il coliving si sta sempre più caratterizzando e specializzando dando vita a connessioni più estreme come ad esempio il cowork-surf, che fonde il viaggio del nomade digitale lavoratore con la passione del surf.

In generale i nomadi digitali hanno uno stile di vita minimalista, ecologico e socio sostenibile, amano e rispettano l’ambiente ed adorano lo scambio culturale e sociale con i nuovi territori. Fanno scelte quindi eco-sostenibili come per esempio per il cibo (preferiscono il chilometro zero e i prodotti vegetali), per la mobilità e i propri spostamenti (mezzi elettrici, condivisi o ad impatto zero). I nomadi digitali sono attratti da territori che incentivano la condivisione e la relazione sociale promuovendo attività culturali e sportive

La sostenibilità dei nomadi digitali

I nomadi digitali hanno per il loro lifestyle e per la loro filosofia di vita un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.

Per quanto riguarda l’inquinamento sono di gran lunga più green dell’ 80% dei lavoratori residenti. Infatti, come analizzato, lo spostamento per lavorare è minimo e green (lavorano da casa o in luoghi facilmente raggiungibili) al contrario dei lavoratori stanziali e dei pendolari, la maggior parte dei quali utilizza l’automobile per recarsi al lavoro circa 5 giorni a settimana, anche per lunghe tratte.

Inoltre i nomadi digitali, lavorando da casa o in luoghi pubblici ed aperti, impattano meno sul consumo energetico rispetto alle grosse sedi delle multinazionali che restano attive tutto l’anno con condizionatori d’estate e riscaldamenti d’inverno ed utilizzano molta più energia elettrica per l’illuminazione. Lavorando all’aperto, sfruttano il potere della luce naturale del sole ed il contatto diretto con la natura ottenendo un maggior rilassamento, meno stress, più benessere e concentrazione. 

Sono quindi più produttivi e creativi. Hanno la flessibilità per poter organizzare al meglio la giornata ed i tragitti ottimizzandoli e più tempo per poter cucinare mangiando sano, fresco e riducendo il consumo di prodotti confezionati. Tutto questo ha un impatto non indifferente sull’inquinamento. Hanno il tempo per fare scelte sostenibili ed attività fisica. Il benessere generale se confrontato con il lifestyle classico di una grande città è di gran lunga superiore e porta benefici alla società e all’ambiente.

Qualche numero per approfondire...

Macro statistiche globali e analisi della comunità dei nomadi digitali

Secondo il sito A Brother Abroad, tutto il mondo ci sono circa 35 milioni di persone che si definiscono “nomadi digitali” di varie nazionalità. Il valore economico della comunità globale dei nomadi digitali è stimato in 787 miliardi di dollari, calcolato come la spesa annuale dei nomadi digitali. Se la comunità globale dei nomadi digitali fosse un paese si classificherebbe al 41°posto per numero di abitanti subito dopo il Canada (circa 38 milioni di abitanti) e il Marocco (circa 37 milioni di abitanti) e sarebbe il 38° paese più prospero in base al reddito nazionale lordo pro capite.

La comunità globale dei nomadi digitali è divisa quasi equamente tra maschi (50,19%) e femmine (49,81%) e le quattro nazionalità di provenienza più comuni, che insieme comprendono il 51% dei nomadi digitali, sono: gli Stati uniti (31%), il Portogallo (8%), la Germania (7%) e il Brasile (5%). Altri 35 paesi, principalmente Nord-Occidentali, si dividono il restante 49%. 

Dalle interviste effettuate, il 61% degli intervistati ha dichiarato di aver iniziato a viaggiare a 20 anni, il 39% ha dichiarato di aver iniziato a vivere da nomade digitale dai 30 anni di età in su. Un nomade digitale viaggia in media da 6,1 anni e l’85% è in viaggio da più di un anno.

Le professioni dei nomadi digitali

Il 53% dei nomadi digitali dichiara di essere autodidatta nella sua attuale professione e crede che avrebbe potuto esercitarla senza l’istruzione tradizionale. Il 45% dei nomadi digitali dichiara, invece, che l’istruzione tradizionale o la formazione fatta sia stata base formativa essenziale per la loro carriera da remoto.

L’83% dei nomadi digitali dichiara di essere un lavoratore autonomo, mentre il 17% è impiegato in azienda come remote worker. Il 66% dei nomadi digitali autonomi dichiara di possedere un’attività in proprio, mentre il 34% lavora come freelance o GIG worker.

Le professioni più comuni tra i nomadi digitali sono marketing, informatica/IT, design, scrittura ed e-Commerce (51% tra le professioni segnalate dai nomadi digitali). Il 14% delle professioni dei nomadi digitali sono carriere non comunemente associate ai nomadi digitali come architettura, medicina, legge, pianificazione urbana, ingegneria e altro.

Il budget medio mensile del nomade digitale è di 1.875 dollari (annuale di 22.500 dollari). 

Trend del fenomeno dei nomadi digitali

La crescita dello sviluppo digitale e della tecnologia facilita lo sviluppo del fenomeno dei nomadi digitali, che è stato amplificato dai recenti effetti della pandemia e che è ormai diventato un trend: solo negli Stati Uniti dal 2019 coloro che si definiscono nomadi digitali sono aumentati del 50% e dal 2019 per la prima volta il nomadismo digitale è stato inserito ufficialmente tra i nuovi settori economici.

Le stime OCSE riportano come nel 2020 nelle 21 nazioni europee prese in esame, la quota dei lavoratori da remoto sia salita a circa il 40% di tutti gli occupati. Durante la Digital Nomad Conference di Berlino nel 2015, incrociando una serie di dati statistici, Peter Levels (pioniere “digital nomad” famoso per il progetto di lanciare 12 start up in 12 mesi) ha previsto che a livello globale nel 2035 i nomadi digitali saranno circa 1 miliardo.

Il nomadismo digitale non è più una “nicchia giovanile”, ma riguarda professionisti, freelance, lavoratori dipendenti sempre più interessati ad un nuovo stile di vita. Molti governi nazionali e città del mondo stanno varando iniziative, agevolazioni e visti speciali per diventare attrattivi e ospitare i nomadi digitali nei propri territori per creare un nuovo circolo virtuoso.

Questi flussi migratori sono ben diversi dai flussi migratori tradizionali, si parla più in generale di talenti con alti livelli di soft skills che non si muovono alla ricerca di lavoro, ma alla ricerca di esperienze significative e di luoghi di tutto il mondo dove è più bello vivere e lavorare, che portano con sé un bagaglio enorme di conoscenze e competenze digitali e culturali, e che creano terreno fertile per la nascita di nuove start-up e aziende innovative ad impatto sociale nei territori e nelle comunità che li ospiteranno.

I nomadi digitali sono portatori di esternalità positive sia sociali (migliorando le relazioni con gli altri, con la comunità e con se stessi) sia ambientali (rispetto per l’ambiente e stile di vita minimal ed essenziale). Attrarre i nomadi digitali in Italia sarebbe una grandissima opportunità per ridurre il divario territoriale del Paese e sviluppare progetti innovativi con forte impatto sociale e culturale aprendo un mercato nuovo ed innovativo con un forte potenziale di indotto. Non si tratta solo di attrarre nuovi target ma si guarda anche alla valorizzazione e conservazione dell’immenso patrimonio materiale ed immateriale dei nostri territori e di rigenerazione culturale ed economica delle aree a rischio abbandono. Oltre agli agglomerati urbani e alle meravigliose città d’arte (alcune delle quali si stanno già muovendo in questa direzione) il nostro paese è pieno di borghi, piccoli comuni, territori marginali ed aree interne, oggi ai margini, che rappresentano l’essenza delle nostre tradizioni, ricchi di storia, cultura, immersi nella natura con ritmi di vita più lenti e costi inferiori che potrebbero ricevere nuova linfa vitale. 

Come fare per essere attrattivi ed accogliere i nomadi digitali

Dall’analisi del secondo rapporto del nomadismo digitale in Italia, scopriamo le leve che i nomadi digitali richiedono per essere incentivati a scegliere la loro destinazione finale: 

Qualità della connessione Internet
65%
Costo della vita
61%
Attività culturali
40%
Ricchezza delle tradizioni locali
37%
Presenza di servizi sanitari
30%
Presenza di altri remote workers e nomadi digitali
29%
Numero/varietà dei luoghi di aggregazione sociale
29%
Presenza di spazi di lavoro condivisi
28%
Qualità dei trasporti (estero e locali)
26%
Ricchezza del patrimonio artistico
23%
Presenza di servizi accessori
22%
Numero/varietà dei servizi di alloggio
16%

Le agevolazioni che più interessano i nomadi digitali sono: 

  • il 74% vorrebbe ricevere offerte mirate per l’alloggio a medio-lungo termine, anche di coliving;
  • il 63% offerte vantaggiose per i trasporti e la mobilità locale (noleggio auto, convenzioni per trasporti pubblico-privato, noleggio bike e share mobility, ecc.);
  • il 52% ritiene importante usufruire di convenzioni con attività locali (ristoranti, bar, palestre, lavanderie, ecc.);
  • il 33% vorrebbe conoscere se in una determinata destinazione ci sono finanziamenti ed agevolazioni per l’avvio di nuove attività;
  • il 30% vorrebbe avere una convenzione con professionisti locali esperti in materia legale, fiscale, assicurativa, amministrativa e facilitazioni per l’ottenimento del visto.

Un fattore importante è l’accesso facile alle informazioni e una comunicazione dedicata, principalmente digitale.

Vengono definiti nomadi digitali, io li chiamerei viaggiatori che arricchiscono le comunità e se stessi in un continuo scambio virtuoso che il digitale e le innovazioni hanno reso disponibile.

La community dei nomadi digitali è in forte crescita e in Italia è nata l’Associazione Italiana Nomadi Digitali, network di professionisti, che dal 2021 collabora con istituzioni, enti pubblici e privati per rendere l’Italia attraente e luogo di scelte dei digital nomads.

Adesso è tempo solo di facilitare lo sviluppo del fenomeno, puntando a servizi mirati di mobilità e hospitality, e agevolando l’iter burocratico per poter dare la possibilità di accrescere questa contaminazione positiva per l’uomo e per il Pianeta.

Foto di copertina: Coworking Bansko da Pexels.

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi. Curioso e creativo esploratore aperto a nuove vie che portino verso una vita gentile ed ad un mondo migliore. Per cambiare ci vuole coraggio e un pizzico di follia e gli strumenti sono l’innovazione, il rispetto verso l’ambiente e verso gli altri, la passione, il lavoro, lo sport, l’amore.

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