La Digital Transformation
- Maria Elena Basso
- Ottobre 29, 2018
Per la maggior parte di noi oggi l’utilizzo di un iPhone o di un Android è normale e familiare, appartiene alla nostra quotidianità. Ma nel 2006 non esistevano, così come i loro compagni Kindle, iPad, 4G, Uber, Spotify, Instagram. E sono solo alcuni esempi, perché la lista è assai più lunga.
Vorrei fare un passo ancora più indietro.
Consentitemi, per un momento, di fare un breve viaggio nel tempo per assaporare gli straordinari ‘salti quantici’ che la tecnologia ha fatto negli ultimi 30 anni o poco più.
I meno giovani o gli appassionati di telefilm ‘vintage’, ricorderanno senz’altro Spazio 1999, nel quale vedevamo i protagonisti comunicare attraverso aggeggi con i quali non solo si poteva parlare ma soprattutto vedere. E, cosa strabiliante, in Knight Rider, altro telefilm datato 1982, Michael, il protagonista, poteva comunicare anche attraverso il suo orologio. Insomma, qualcosa che nel 1975 e anche negli anni ‘80 ci risultava straordinaria e assai lontana da realizzare.
Oggi tutto questo appartiene alla nostra quotidianità e non ci stupisce più davvero.
Parliamo attraverso orologi e ci videochiamiamo con telefoni che ci permettono di fare fotografie, ascoltare musica e tenere traccia degli impegni quotidiani e degli appuntamenti, mandare mail e scrivere libri, se lo desideriamo.
Insomma, il futuro è qui
Difronte a tanta trasformazione e alla rapidità con cui è avvenuta rispetto all’evoluzione dell’uomo negli ultimi secoli, le domande non mancano. Ma in queste righe vorrei soprattutto porre l’accento su come sono cambiate le nostre abitudini con l’introduzione di tanta tecnologia.
Beh, è innegabile che si siano trasformate profondamente.
Il prof. Gabriele Rizzo(Visionary Futurist end Innovator) studioso di ‘futuri’, come tiene a specificare, ci aiuta a riflettere e ci fa osservare che, per esempio, l’introduzione dell’iPhone ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare e interagire con il mondo che ci circonda.
Soprattutto Whatsup ha cambiato profondamente le nostre comunicazioni, che sono diventate veloci, telegrafiche, a volte anche plurali come nel caso degli amati-odiati gruppi. Ma la tecnologia ci permette di fare molto di più, come ordinare la spesa on line; negli aeroporti un ologramma ci dice di depositare gli oggetti negli appositi box per i controlli di sicurezza e la ‘domotica’ controlla e gestisce le nostre case.
La scienza e la tecnologia ci fanno sapere che siamo molto vicini a macchine e aeroplani che non avranno più bisogno di un essere umano alla guida, e la possibilità di vivere su Marte diverrà realtà a breve. Insomma, siamo totalmente immersi nella fantascienza, tanto che questa è diventata motivo di studio da parte del governo cinese.
Ma senza spingerci così lontano, oltre i confini delle steppe Eruroasiatiche, anche la cara e vecchia Europa ha esempi virtuosi di applicazione e sfruttamento della tecnologia e di ciò che essa può comportare.
E’ il caso di Gleisdorf, un paesino austriaco quasi totalmente gestito da una ‘mente artificiale’.
Altro esempio davvero straordinario è Obermutten, un paesino delle Alpi svizzere con soli 78 abitanti, nessun monumento o elemento di interesse eppure attraverso l’utilizzo di Facebook si fa pubblicità e….. sbanca! Il suo successo diviene un caso (guarda il video).
In sole 4 settimane rispondono fans da 34 nazioni, 60.000.000,00 persone hanno letto o visto il paesino svizzero, migliaia di persone vanno a vedere il proprio profilo affisso nel centro del paese. Con soli 10.000 franchi, il comune di Obermutten, ha creato una campagna mediatica da 2.400.000,00 franchi.
E sì, anche Facebook rientra nella lista delle innovazioni e dei cambiamenti che sono avvenuti nelle nostre vite. Esso infatti rappresenta il social network più utilizzato al mondo, la vetrina più guardata e la sede delle nostre opinioni e tendenze, sia che si tratti della torta di Benedetta, del corso di Yoga in volo o di movimenti per la tutela dell’orso bianco. Esso rappresenta uno straordinario bacino per comprendere le nostre tendenze e inclinazioni, per la pubblicità personale e un interessante luogo virtuale per le aziende per capire chi assumeranno.
Ancora una curiosità: l’Italia vince il primato come paese che passa più tempo sui social, mentre il paese che trascorre meno tempo sui media è la Germania.
In queste righe mi sono volutamente astenuta da ogni tipo di giudizio di valore, se è bene o male, giusto o ingiusto.
Lascio queste considerazioni alle scelte personali. Qui ho voluto solo porre l’accento su quanto sia cambiato il nostro mondo e la velocità con cui è avvenuto e quanto dobbiamo essere pronti ad includere nelle nostre vite questi cambiamenti, perché ‘innovazione’ non vuol dire fare la scoperta del secolo ma saper includere cose vecchie con nuove tendenze.
Il passato insegna, il presente applica.
Ringrazio Giordano Ferrari e Nicola Camillo per avermi dato la possibilità di usare le loro slide, fonte di ispirazione, e per il loro illuminante Innovation Lab tenuto in Renault.
Autore / Maria Elena Basso
Cadere 100 volte, rialzarsi 101