Questo proprio non lo accettiamo. Eppure raramente pensiamo che l’ordine possa essere una configurazione del nostro universo creativo che non fa altro che limitare le nostre possibilità di scelta e di inventiva. Una soltanto, contro infinite possibilità.
NO!!! Resistiamo e lo rifiutiamo. Ci fa impazzire.
Eppure il concetto di disordine, a voler banalizzare ogni ragionamento, è di una semplicità imbarazzante e non è neanche tanto innovativo.
Tanto per fare un esempio, la fisica classica, con il secondo principio della termodinamica, introduce il concetto di entropia.
L’entropia, di fatto, è una funzione che consente la misurazione del grado di disordine di un sistema termodinamico chiuso. E da questo punto di vista il secondo principio della termodinamica afferma – e ci perdonino i formalisti se non andiamo troppo in profondità – in buona sostanza che il grado di disordine dell’universo, così come di ogni sistema ‘chiuso’, non può far altro che aumentare man mano che il sistema evolve.
E andando oltre, che l’ordine altro non è che una tra le infinite possibilità che ci offre il disordine !
La fisica classica ci dice, e preghiamo i puristi di continuare a perdonare i nostri sfregi alla scienza, che l’ordine non esiste.
L’ordine è una stringa che ancora i nostri pensieri ad una sola possibilità sulle infinite esistenti, l’ordine è una infinitesimale variante di tutto il meraviglioso disordine possibile.
L’ordine è freddo e statico, simbolo di un mondo che non ama cambiare, il disordine è la calda agitazione delle molecole di acqua che bolle in pentola.
L’ordine non vuole cambiare, il disordine può permetterci di cambiare e di non restare fermi, o perlomeno ci consente di pensare il cambiamento in un modo più naturale.
E dopo, se le nostre inquietudini saranno diventate troppo invadenti e presenti, se non saremo più in grado di gestire l’ordinaria amministrazione in maniera efficace e soprattutto se non avremo più la voglia o l’esigenza di cambiare, potremo tornare ad essere ordinati e meticolosi